Tecnologia bifasica – Durata ideale

La Figura 1 Mostra l’intensità di corrente richiesta per ottenere una probabilità di defibrillazione del 50%. Poiché la durata della scarica elettrica di tipo bifasico aumenta, l’intensità di tensione necessaria, in un primo momento, diminuisce. Tuttavia, se la durata si estende per oltre 10-12 ms, l’intensità di corrente necessaria per ottenere la stessa efficacia in realtà aumenta. Analogamente, quando il fabbisogno energetico viene riportato graficamente in funzione del tempo, la quantità di energia necessaria per raggiungere la stessa efficacia aumenta con l’aumentare della durata dello shock.

Figura 2 Gli studi di Jones e Milne descrivono anche il rapporto tra la durata della scarica elettrica di tipo bifasico e la disfunzione miocardica.

Figura 3 Rappresenta l’intensità di corrente necessaria a produrre un arresto contrattile postshock di 4 secondi in rapporto alla durata. Le onde bifasiche con coordinate di ampiezza/durata al di sotto della curva di soglia di disfunzione (linea tratteggiata) non causano disfunzione miocardica mentre quelle al di sopra della linea mostrano una disfunzione. Per esempio, una forma d'onda bifasica rappresentata al punto A è al di sotto della curva di soglia di disfunzione e quindi non causerà alcuna disfunzione.

Aumentando semplicemente la durata, mentre la tensione rimane costante, si arriverà ad una forma d'onda che provoca una disfunzione miocardica. In questo caso, aumentando la durata da 10 a 20 ms ne conseguirà una riduzione di circa il 15% dei margini di sicurezza. Maggiore è la durata della forma d'onda bifasica, inferiore è l’intensità di corrente che può causare una disfunzione del miocardio.

Altre forme d'onda bifasiche 'compensano' l'impedenza del paziente, estendendo la durata dell'equazione (il tempo di scarica).

Ancora più importante, le scariche elettriche superiori a 10-12 ms riducono effettivamente l'efficacia e possono aumentare il rischio di disfunzione miocardica.